Di quando quello che penso non mi trova solo nel mondo

Ieri, avendo totalizzato un 67 su 72 nel test scritto “tabelline del Papà”, un’ottenne s’è guadagnata il diritto di decidere il film da vedere. La scelta è inusitatamente ricaduta su “Il discorso del Re”. Ancorchè s’aprirebbe un interessante capitolo sul Viki pensiero in ambito cinematografico (io mi son limitato a soli 23 cromosomi o poco più!), è condivisibile un calo d’attenzione dovuto all’età col passare dei minuti di proiezione.

Ad un tratto appare un accalorato discorso al popolo tedesco del cancelliere Hitler, dinnanzi ad un’incredibile moltitudine di persone. Ella s’alza dal comodo divano e s’avvicina al plasma. Rimane in piedi con le braccia lungo i fianchi. Non capisco. L’ormai consolidato monito “non si sta così vicini al plasma!” mi resta incompiuto giacchè lei si volta e mi chiede: “sono loro le persone molto cattive, vero?”.

“Sì” è stata la risposta immediata e priva di esitazione. La lunga e susseguente discussione a rigurado di: libertà d’opinione, di sessualità, di culto, di parola, d’etnia e di comunicazione politica ve la risparmio. Non tanto per evitarvi una presunta tediosità data dalla mia ormai conclamata logorrea, quanto per la totale dirompenza di affermazioni scevre da qualsiasi preordinato condizionamento. Quelle, permettetemi, le riservo solo per me.

 

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