Oggi


10.10, mi alzo. No, anche se molti sono convinti sia l’ora della sveglia, è solo una data. I problemi iniziano a piovermi addosso noncuranti del fatto che il giorno precedente abbia curiosamente tracimato invadendo con prepotenza quello successivo e l’unità di misura del sonno non sia stata l’ora. Romero non avrebbe azzardato a dipingermi nello stesso modo in cui mi avvicino con palpebre cesaree al portatile, troppo eccessivo! Suona il telefono. Fin qui nulla di strano, peccato solo essermi fumato più occasioni che Lucky nel giro di pochi minuti. Fingo non mi pesi mentendo a me stesso. Proseguo nell’impervio iter di risoluzione dei problemi e la seconda Red Bull attutisce la mia sfrenata voglia di roboante blasfemia.

Mi regalo una doccia nella speranza di riuscire a resettare. Non ci riesco. Mi vesto pensando più alla foto che farò alla cravatta rispetto al piacermi davvero. Il cronometrico percorso di uscita dal box risulta inficiato prima da un non-morto Panda munito, poi dall’impresa delle pulizie. Il traffico mi scorta fino alla soglia dell’ufficio dove scopro che il mio portarmi avanti con le attività del giorno prima si riferiva solo all’avvicinarmi al ciglio del baratro. Il livello di comunicatività che mi auguravo di poter avere si riduce da subito alla durata di una sigaretta e, senza darlo a vedere, ne patisco. Cambio parte, il film continua a scorrere e il pubblico non s’accorge di niente (cit.).

Mentre tragicomicamente la giornata lavorativa s’allunga a dismisura e il numero dei caffè raggiunge la doppia cifra, arrivano alcune notifiche sospette. Pare che il mio alter ego di 9 anni abbia inconsapevolmente arricchito il suo mondo The Sims per un totale di 200€ con la mia carta di credito. Realizzo che decisamente non è ancora arrivato il momento d’interrompere il mio personalissimo Camino de Sentiago di bestemmie. Mi trattengo allegramente in ufficio per qualche altra felicissima ora. Cerco di risolvere il problema dell’eccidio di valuta entrando nell’iTunes store e dopo pochi secondi realizzo che solo qualcuno che è passato al lato oscuro della forza può averlo creato. I termini contrattuali parlano chiaro e dovrei stare tranquillo pensando a farmi rimborsare, eppure l’idea di farmi brillare imbottito di C4 a Cupertino mi accarezza. Non trovo il famigerato form in cui inserire la causale della richiesta e, considerndo che saran solo quei quindici anni che produco software, il livore mi sale senza ritegno alcuno. Decido che è meglio aspettare fino al giorno dopo per approfondire la situazione, anche se nel frattempo mi informo sul dove comprare il C4.

Quando verso le 22 esco, l’uragano Katrina mi attende a braccia aperte e mi faccio umidamente accompagnare fino alla macchina. Lì realizzo che nell’ordine devo: prelevare perchè sono senza contanti, comprare le Lucky e fare benzina altrimenti non arrivo a casa. Mi fermo al primissimo bancomat e quando scendo il già insufficiente ombrello viene risvoltato come se fosse un polipo appena pescato a Positano. Fradicio m’appropinquo allo sportello solo per poter apprezzare il cartello handmade “fuori servizio”. Ormai Compostela è vicina, non mi fermo. Torno in auto, percorro poche centinaia di metri e trovo il secondo bancomat. Scendo e la scena del cefalopode si ripete. Nel mentre qualcuno mi ha anticipato e mi tocca attendere il mio turno. Eseguo con perizia l’operazione ma, inaspettatamente, appena la macchina espelle le banconote, il vento mette le sue mani su due pezzi da 50. Li rincorro sotto gli scrosci. Octopus torna a farsi vivo. Recupero il tutto e mi fiondo al distributore di sigarette antistante quando, coerentemente col contesto, un SUV passa e centra la pozzanghera di dimensioni Tanganika che ho di fronte. Sento distintamente il rumore del campanile creparsi. Attraverso e finalmente i portici mi salvano dal naufragio. Peccato che appena chiuso e riposto a terra, l’ombrello decida di volare via. Le condizioni del campanile s’aggravano rapidamente. L’interazione con il distributore si fa subito volgare, dopo che la carta regionale dei servizi viene rifiutata per tre volte di seguito. Alla fine riesco nell’intento e divento fiero propietario di due splendidi pacchetti di sigarette. Torno alla macchina accompagnato dall’ormai fedele polipo.

Raggiungo il benzinaio, rifornisco senza troppi patemi e mi dirigo verso casa. La flora della Brianza alta ha cambiato prospettiva ed ora mi acclama da sotto le ruote. Schivo jungla per un buon quarto d’ora. Quando chiudo la porta di casa sento di avercela fatta: sono arrivato a Santiago!

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