tecnopiteco

SALVIAMO IL TECNOPITECO

Il mio post Marisa 2.0 aveva come obiettivo il cercare di spiegare come il prompting sottenda una responsabilità per chi lo pratica a livello professionale. Sì, perché la macchina apprende sia con le interazioni utente, sia con i dati che le vengono forniti (context o upload di documenti) ed anche con i parametri della richiesta (temperature, penalizzazioni, ecc.).

Ciò che scrivo qui non vuole certo essere l’incipit di un corso in cui si spiega come ottenere risultati concreti e professionali attraverso il prompting, tutt’altro! Ciò che mi sta a cuore è unicamente il sensibilizzare l’essere umano rispetto a quanto sia importante istruire la macchina nel modo corretto!

Peraltro mi sono provocatoriamente accanito sui prompter che stanno iniziando a diventare una professione al pari dello youtuber. Fin qui nessun problema, ovviamente. Certo è che – in ambito professionale – non ci si può unicamente limitare al trovare la formula migliore per ottenere il risultato corretto dalla macchina in ottica di hic et nunc. La cosa fondamentale è riuscire a insegnare alla macchina tutto ciò che di meraviglioso esiste nell’essere umano. Quello sì che contribuisce alla sua crescita e, paradossalmente, anche ad una forma di evoluzione umana.

Detto ciò mi è stato fatto notare da un CCO (Chief Creative Officer) ovvero qualcuno che ne sa decisamente molto di più del sottoscritto di come si porta la creatività umana proprio nella macchina, che sono risultato fraintendibile rispetto all’intero mondo del prompting. Non è così! Senza le migliaia di persone che da un lato interagiscono con AI per i più disparati scopi e dall’altro evangelizzano i tecnopitechi che ancora non hanno nemmeno capito di cosa stiamo parlando…saremmo tutti messi decisamente male!

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Il concetto di base è che la curiosità ha fatto dell’essere umano ciò che è, nel bene e nel male. Senza che questa venga stimolata con gli approcci più basilari è impensabile che la partecipazione al rendere AI sempre migliore e sempre più utile possa mai concretizarsi.

Lo scopo di chiunque si occupi di digitalizzazione da anni è sempre di fare in modo che i fabbisogni personali e soprattutto professionali possano trovare una risposta nella tecnologia e oggi la tecnologia si chiama AI. In questo senso se diventa chiaro anche ai tecnopitechi che esiste una soluzione ai loro problemi grazie all’attività divulgativa che transita attraverso il prompting, allora poi è possibile concretizzare sviluppi più articolati e complessi mediante progetti mirati di applicazione di AI.

Sì, perchè la direzione che si sta prendendo in senso globale è la disponibilità di forme di AI personalizzate, locali e specificamente applicate a basi dati di conoscenza specifiche. Questo significa il non dover usare sempre AI altrui ma crearsene di proprie e, se mi permettete, è qualcosa che faccio davvero da una vita…permettetemi di continuare a farlo.

E dal mondo di AI questo è tutto, a voi studio!

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