Tra i principali flame di questo periodo, impazza il tormentone della battaglia tra Google e il governo cinese. Sintetizzando, direi che dopo anni in cui il colosso di Mountain View s’è bellamente riempito le tasche di yuan, praticando tagli e censure d’ogni genere, ha ora deciso di non controllare più i risultati proposti per le ricerche effettuate dalla Cina. Se prima cercando “Tien a Men”, si ottenevano informazioni storiche e cenni architettonici, ora vengono proposti i tragici momenti della repressione del 1989.
Sarebbe tutto molto bello, ma c’è ancora qualcosa che non mi convince e non accenno minimamente alle presunte tensioni tra i governi, sedate dall’intervento di Obama e Hillary. Quello che mi lascia perplesso è invece il risultato ottenuto in borsa, proprio in quei giorni, da Baidu. Per chi non lo sapesse sto parlando del più popolare motore di ricerca cinese che, sulla scia di quello che stava accadendo, ha guadagnato milioni di euro. Sento puzza di inciucio, dal momento che il fondatore di Baidu altri non è che un ex manager di Google stessa, quindi lascio a voi il compito di trarre le debite conclusioni.
In tutto questo sapete che c’è di curioso? In primis che dopo una mia pubblicazione critica nei confronti del governo cinese e della pena capitale, sono stato bannato dai risultati delle ricerche che prima mi vedevano in cima alla lista. Ogni mio sito è formalmente invisibile per la Cina e, devo ammetterlo, questo mi fa quasi piacere.
In secondo luogo, sebbene nutra profondo disprezzo nei confronti di chi controlla a suo piacimento i mezzi di informazione e, di certo mi senta ben lontano dalle ideologie totalitariste cinesi…quello che leggerete in questo link http://iltirreno.gelocal.it/dettaglio/negozio-vietato-ai-cinesi-choc-a-empoli-bufera-sul-titolare/1832769 è semplicemente folle! Stiamo ben attenti a non finire come chi fa dell’odio un credo di vita.