Sera, primo freddo pungente e ventoso, solito tragitto di ritorno dal lavoro e voglia di cibo caldo e vino legnoso da bere lentamente. Semaforo rosso, foglie che passano davanti al parabrezza come una pioggia orizzontale e scrocchiante davanti ad una luna luminosa e chiarificatrice.
D’un tratto una sensazione improvvisa, quasi repentina come quella famosa conversione manzoniana cha tanto mi aveva fatto ribrezzo ai tempi del liceo: “cazzo sono adulto!” dico sottovoce per non farmi sentire da me stesso. Sì perchè se da un lato tengo a bada senza fatica es e io, so per certo che quell’infame di super-io è sempre in agguato e non vede l’ora di incasinarmi più di quanto già non sia, lanciandomi, senza esitazione, verso qualche stronzata.
Possibile che non me sia accorto prima? Eppure sabato scorso anche la parrucchiera mi ha fatto il primo sconto in vent’anni che ci vado, ormai il crine latita e sarebbe stato troppo farmi pagare prezzo pieno per un lavoro da quattro minuti scarsi. Anche i tempi di recupero tra un partita di tennis e l’altra si sono fatti più complicati e spesso avverto il mio corpo farsi diverso da prima. Non è bastata nemmeno la paternità ad insospettirmi, men che meno vedere le serate di eccessi farsi sempre più rade e complicate o notare i miei cosapevoli del proprio ruolo di nonni.
“E adesso cosa faccio?” mi chiedo senza mezzi termini. Forse è già da tanto che è così, forse non ho semplicemente fatto caso a quello che succedeva e mi sono distratto. In fondo non è necessaria nessuna brusca virata, basta aspettare e vedere cosa succede; d’altronde c’era da aspettarselo prima o poi e non è certo il caso di farne un dramma…o sì?
Mi scrollo di dosso questo trip del giovedì sera e metto l’autoradio appalla, dando di gas e prendendo la curva successiva in modo cattivo. “Massì, tanto chi cazzo vuoi se ne sia accorto?”.
Felicidad y Suerte
Christian