Da più di un decennio i giganti dell’internet usano i nostri dati per prevedere il nostro comportamento. Non è certo una novità e non lo è nemmeno il tono comunicativo dell’articolo di Repubblica che parla dell’evento Onlife che si terrà a Milano tra pochi giorni e che trovate in fondo al post. Mi riferisco a questo continuo stupirsi relativamente a qualcosa di veramente lapalissiano. Ogni giorno in molteplici interazioni con la tecnologia, regaliamo informazioni a chi poi le utilizza a scopo di lucro (quando va bene!) e non sto certo parlando di un problema di privacy.
La conoscenza è potere e lo è dalla notte dei tempi, ai giorni nostri si sta verificando una preoccupante concentrazione di tale potere nelle mani di poche persone e ciò che è più grave del previsto è proprio la mancanza di consapevolezza della massa. Non stiamo parlando di dati personali ma di quell’enorme quantità di informazioni che permettono di analizzare e, di conseguenza, condizionare il comportamento delle persone.
Ho trovato meravigliosa la definizione di Shoshana Zuboff che paragona i cittadini di oggi alle popolazioni precolombiane di fronte ai conquistatori spagnoli: è perfetta! Basti solo pensare a quanta ignoranza e quanto rifiuto del presente caratterizzi le esternazioni della maggiorparte degli adulti di oggi: un coacervo di luoghi comuni che demonizzano la tecnologia in ogni sua forma e che richiamano un mondo che non esisterà mai più. Quando leggo che i giovani dovrebbero mollare il telefonino e riscoprire la natura e il silenzio mi vengono i brividi. Quando mi si dice che i nuovi strumenti di comunicazione in realtà ci hanno tolto le vere interazioni umane mi assale l’angoscia. Quando sento che dovremmo recuperare la manualità, la scrittura non digitale e la lettura solo su carta…rabbrividisco all’idea di quanto mi sentirò solo durante la vicina vecchiaia, circondato dagli Incas del terzo millennio.
Un ostracismo ottuso e inconsapevole che si basa sulla sola insipienza tecnologica e sul rifiuto totale verso il cambiamento che peraltro è parte nativa dell’evoluzione umana. Sorvolo sulla situazione italiana che mi pare ancora più drammatica della media globale. Il voler continuare ad essere il paese del “carta e penna” ci porterà unicamente all’aggravarsi del divario tra noi e le nazioni emergenti.
Certo, se dovessi interpretare tutto questo unicamente dal mio punto di vista…direi che fino a che la capra digitale continuerà a brucare placida e serena, avrò sempre un lavoro!