Censura sicura? No, grazie!

Stop al web e spiare chiunque
Polemiche per proposta in Usa
Il progetto di legge presentato al Senato da un repubblicano e da un democratico. Fa parte del Cyber security Act 2009, con cui si vuol prendere di petto il problema della sicurezza informatica. Dando un potere immenso nelle mani del presidente di ALESSANDRO LONGO

Stop al web e spiare chiunque Polemiche per proposta in Usa

POTER

spegnere internet a comando e monitorare banche dati contenenti informazioni personali degli utenti: è un potere mai visto, quello che una proposta di legge, presentata il primo aprile al Senato americano, vorrebbe dare al Presidente degli Stati Uniti. Fa parte del Cyber security Act 2009, con cui gli Usa vogliono prendere di petto il problema della sicurezza informatica. Contiene misure che stanno facendo discutere. Così inaudite che molti commentatori fino a ieri pensavano a un pesce d’aprile, finché il testo della proposta non è finito online. È tutto vero, quindi. E a placare le polemiche non basta che sia una misura bipartisan, presentata da un democratico e un repubblicano moderati, i senatori John (Jay) Rockfeller e Olympia Snowe, quest’ultima nota anche per le battaglie a favore dei gay e delle minoranze in genere.

Tra i nuovi poteri previsti: il presidente avrebbe ampia e indiscussa facoltà di dichiarare lo stato di emergenza nazionale e quindi rallentare il traffico internet, fino a bloccarlo, in network internet considerati infrastrutturali, d’importanza critica. La Casa Bianca potrebbe ordinare a network di aziende private (tra cui banche, ospedali…) o governativi di disconnettersi da internet, se reputati a rischio di attacchi informatici.

Altro potere: il Dipartimento del Commercio Usa sarebbe in grado di monitorare i network contenenti dati personali privati considerati parte delle infrastrutture critiche per la sicurezza. E, ciliegina sulla torta, toccherebbe agli uffici federali stabilire che cosa faccia parte delle “infrastrutture critiche”, quindi potenzialmente la misura potrà essere applicata a qualsiasi rete. Gli attivisti americani per i diritti civili hanno fatto scattare l’allarme: “la portata della proposta è contraria alla nostra Costituzione”, notano quelli di Eff. org (Electronics frontier foundation), soprattutto “per quanto riguarda i diritti della privacy”.

Se il Dipartimento del Commercio scoprirà prove di attività illegali quando accede a network critici, potrebbe usare quell’informazione contro gli utenti. Anche se l’intento originario era di difendere quel network da attacchi cyber. Il risultato – avvisa Eff – è che i cittadini potranno finire incriminati in qualsiasi momento per le informazioni presenti nelle banche dati, senza più alcuna garanzia costituzionale. Le forze dell’ordine invece ora possono accedere a database privati solo a fronte di uno specifico mandato. Verrebbero meno quei diritti costituzionali che, in molti Paesi democratici come gli Usa, impediscono indagini e rastrellamento di dati personali senza provata e circostanziata ragione.

Fanno coro gli attivisti del Center for Democracy and Technology, secondo cui la proposta darebbe al governo “un controllo senza precedenti sui software del computer e sui servizi internet, minacciando l’innovazione, libertà e la privacy”. Critici anche alcuni commentatori, come Larry Seltzer, del giornale specializzato eWeek: “l’intera faccenda mi suona male”, scrive.

I senatori difendono la proposta dicendo che è venuto il momento di difendere le infrastrutture internet dagli attacchi, con la stessa gravità che già ora si usa per le reti elettriche e gli acquedotti. E per questo motivo serve poter ricorrere, se necessario, a misure straordinarie.

http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/tecnologia/diritti-web/usa-legge/usa-legge.html?rss

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