Coming out e cartellino rosso

Bravi davvero! Molto edificante e di certo in linea con il nuovo millennio! Io vorrei poter esprimere il mio totale dissenso, contando sulla certezza che tutto questo non si potrebbe mai verificare qui da noi, qui “in occidente”. Non è così, non credo che in Italia l’approccio sarebbe davvero differente…sarà forse questo a farmi innervosire ancora di più? La risposta è…SI’!

Turchia, arbitro fa coming out
La Federazione lo sospende

Halil Ibrahim Dincdag si è visto ritirare la licenza dopo aver rivelato la propria omosessualità in una trasmissione televisiva. “Non idoneo”, il motivo ufficiale. Ora annuncia un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
di GIACOMO LOI

Turchia, arbitro fa coming out La Federazione lo sospende

ROMA – Ha violato più tabù in una volta sola. Non soltanto ha confessato di essere gay in diretta tv. Ma lo ha fatto in un ambiente tradizionalmente refrattario ad affrontare certi argomenti. E in un Paese in cui i diritti degli omosessuali non sono pienamente riconosciuti. Il ‘coming out’ è però costato caro ad Halil Ibrahim Dincdag, arbitro turco di 33 anni. La Federazione calcistica della mezzaluna ha infatti deciso di sospenderlo dal servizio giudicandolo “non idoneo” a dirigere le partite. Ora il ‘fischiettò è diventato un simbolo della lotta alle discriminazioni contro gli omosessuali e promette di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

NON IDONEO AD ARBITRARE – Halil, originario della regione di Trabzon, sul Mar Nero, vanta una carriera arbitrale lunga 12 anni. Il mese scorso è stato ospite di una trasmissione sportiva su Kanalturk. Qui ha rivelato le proprie tendenze sessuali. Le conseguenze non si sono fatte attendere: revocata la licenza per dirigere le partite delle serie superiori. Il motivo? Ufficialmente a causa del certificato di “non idoneità” ottenuto dall’arbitro per essere esentato dal servizio militare in quanto omosessuale. La Federcalcio turca, infatti, nel 2006 ha introdotto nel suo regolamento il requisito per cui “non può diventare arbitro chi è stato esentato dal servizio militare per motivi di salute”. Un’interpretazione che Halil contesta e per cui ha già annunciato ricorso.

SIMBOLO DEI DISCRIMINATI – Sabato scorso l’arbitro è riapparso su Kanalturk per spiegare che dal giorno del ‘coming out’ la sua vita è “diventata un inferno” e per annunciare di voler continuare la battaglia. In Turchia essere omosessuali non è un reato ma i casi di discriminazione sono numerosi, come ha denunciato Amnesty International in un suo Rapporto del 2008. Dopo essere stato estromesso dagli stadi, Halil ha perso anche il posto di commentatore in una radio locale. L’aria a Trabzon è diventata opprimente e così il giovane ha deciso di auto-esiliarsi a Istanbul, città più aperta. La famiglia, comunque, continua a sostenerlo. Come anche il fratello imam. “Io non ho rubato, non ho infangato la mia professione. Sono soltanto un omosessuale”, dice Halil invitando tutti i gay discriminati a seguire il esempio. Il prossimo passo sarà un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: “Se ce ne sarà bisogno sono pronto a farlo”.

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