Capitolo 1 – Estate 2010
Dopo un tam-tam durato mesi, grande è stata la nostra magnificenza all’annunzio della gratuità di una casella di posta certificata per comunicare con l’intera Pubblica Amministrazione. Non riuscendo in alcun modo a creare online tale casella, attendo circa 2 mesi dopo l’attivazione del servizio. Nessun cambiamento: appena inserisco il mio codice fiscale ottengo un effetto simile al lasciare l’intera costa adriatica senza elettricità. Attendo qualche giorno e inizio a telefonare all’apposito numero verde. Attendo qualche altro giorno e qualcuno mi risponde. Trattasi di cercopitecus callcenterius che mi spiega le ragioni del disservizio partendo dalla “tapioca come se fosse Antani” per concludere con la “sbiriguda della supercazzola”. Poco importa, m’interessa solo attivare la casella. Mi sento dire che l’unico modo è dettare al cercopitecus stesso tutti i miei dati, provvederà lui ad inserirli al momento. Ok, nessun problema. Presumo esista una procedura alternativa e non mi preoccupo. Quando però mi sento chiedere che password voglio inserire, avverto uno strano fumo provenire dal mio sacchetto scrotale. “Ma in che senso?” domando. “Ah ma tanto dopo la può cambiare!” mi risponde il primate. In preda alla disperazione…cedo. Avrei confessato anche l’assassinio Kennedy in quel momento. La cosa stupefacente rimane il fatto che la Pubblica Amministrazione ,da allora, mi ha parlato parecchie volte, normalmente per chiedermi soldi, ma ha sempre preferito mandarmi un bel pizzino cartaceo da ritirarsi assieme al volantino della pizzeria con consegna a domicilio e alle nuove offerte del supermercato. La mia casella è ancora vuota!
Capitolo 2– Autunno 2011
Ma dai? C’è il censimento Istat? Beh, sebbene non sia particolarmente eccitato all’idea di dettagliare la mia esistenza terrena a dei perfetti sconosciuti, trovo comunque necessario compiere il mio dovere di cittadino. Scopro esterrefatto che è possibile compilarlo anche online. Per quanto resti perplesso dall’invio del materiale cartaceo (se l’obiettivo era risparmiare carta e denaro pubblico, perché dovrei ricevere comunque tutto, in barba alla deforestazione dell’Amazzonia e dei conti pubblici?) mi accorgo che il solo modo di accedere all’apposito form d’inserimento è subordinato al possedere una password presente nel plico ricevuto. Ovviamente evito di farmi domande alle quali potrei realmente trovare delle risposte. Altrettanto ovviamente evito di precipitarmi sul sito Istat proprio nel giorno in cui il servizio inizia ad essere erogato, chissà mai che capitino problemi. Aspetto 4 giorni e faccio un tentativo. Inserisco il mio codice fiscale e la password ricevuta ma ottengo un errore di autenticazione. Non mi scoraggio e riprovo fino a quando una nenia di bestemmie non diventa la colonna sonora della mia mattinata. Timoroso decido di telefonare all’apposito numero verde e, incredibilmente, noto subito dei cambiamenti. Questa volta mi rispondono dopo solo 3 ore: è già un passo avanti incredibile! Ci siamo anche evoluti visto che mi parla un helpdeskis lemuriformes. Mi sento dire che il problema non è in realtà legato all’autenticazione, bensì ad un sovraccarico di traffico. Penso “Non c’è problema” e chiedo se collegandomi a notte fonda, visto che sono notoriamente nottambulo, potrei aggirare l’ostacolo. La risposta che ottengo porta la temperatura della stanza a -20°, trasformandola in quella del film “L’esorcista”. Il primate mi dice “No, non cambia nulla di notte, mi hanno detto di consigliare di riprovare a inizio novembre”. Realizzata la risibilità di cotanta infrastruttura di pubblicazione, termino istantaneamente la conversazione per pura sopravvivenza cerebrale e mesto m’incammino verso il primo negozio di calamai.