Mi coseresti per favore il coso?

Non siamo solo in Italia a non saper cosare le cose, lì: le parole.
Su Wikipedia, nella versione in inglese, trovate una simpatica pagina che elenca tutte le formule con cui un parlante sostituisce parole che non gli vengono in mente (o che gli sono sconosciute, o che non vuole pronunciare).
Quando dico che le “elenca tutte” dico che le elenca tutte: ben divise per paese, trovate un sacco di formule molto interessanti.

Traduco qui ciò che riguarda l’Italia.

In italiano, i sostitutivi standard per gli oggetti inanimati sono ‘roba’, ‘coso’ o ‘cosa’, ‘affare’ e ‘aggeggio’.
Un termine precedentemente molto usato era anche ‘vattelapesca’, specialmente per oggetti rari o non comuni. Ora il termine è piuttosto obsoleto.

Il verbo ‘cosare’, derivato da ‘coso’, è talvolta utilizzato come sostitutivo per altri verbi.

Per le persone, parole molto usate sono ‘tizio’ e ‘tipo’, come anche ‘uno’. L’ultimo non è accompagnato da alcun articolo e sparisce quanto usato assieme ad un dimostrativo; ad esempio, ‘un tipo’ o ‘uno’, oppure ‘quel tipo’ o ‘quello’. Le versioni femminili sono ‘tizia’, ‘tipa’ e ‘una’, rispettivamente. Nell’area di Venezia si può dire ‘Piero Pers’ per riferirsi ad una persona sconosciuta.

‘Mario Rossi’ è un sostitutivo generico per le persone, specialmente in casi dove dovrebbero apparire nome e cognome, come ad esempio in pubblicità di carte di credito. ‘Mario Rossi’ è formato accostando uno deinomi maschili più spesso utilizzati in Italia con uno dei più frequenti cognomi.

Ci sono anche specifici termini per sei persone non nominate (dai relativi nomi maschili comuni nell’antica Roma). Questi termini, tratti da testi amministrativi e legali, sono ‘Tizio’, ‘Caio’, ‘Sempronio’, ‘Mevio’, ‘Filano’ e ‘Calpurnio’: ma solamente i primi tre sono utilizzati nel linguaggio colloquiale. Sono sempre citati in questo ordine e con questa priorità: questo significa che una persona è ‘Tizio’, due persone sono ‘Tizio e Caio’ e tre persone sono ‘Tizio, Caio e Sempronio’. Un altro nome sostitutivo comune è ‘Pinco Pallino’, dove però nessuna delle due parole è un nome o cognome comune in Italia.

In informatica, soprattutto in libri di testo, un nome sostituitivo per le variabili è ‘pippo’; una seconda variabile può essere chiamata ‘pluto’ e la terza ‘topolino’. Stranamente, i nomi dei personaggi di Paperopoli sono molto meno utilizzati.

Una tipica espressione per un’orario notturno molto tardo è ‘fare le ore piccole’ per attività che richiedono di restare svegli la notte, e ‘alla buon’ora’, con il significato di ‘molto presto al mattino’ o, in un tono scherzoso, ‘finalmente’.

‘Alle calende greche’, ‘un domani’, ’sine die’ e altre espressioni simili significano “mai”. ‘Ad ogni morte di papa’ significa “molto raramente”. ‘Il giorno di San Mai” o il 30 febbraio significano che un evento non avrà mai luogo.

I sostitutivi utilizzati per i numeri sono cinquantaquattro, cinquantaquattromila e diecimila. Il suffisso ‘-anta’ è utilizzato per indicare le età 40, 50, 60, 70, 80 e 90; quindi, l’espressione ‘essere sui quaranta’ è usata per dire che qualcuno è nei suoi quarant’anni, per quanto lo stesso significato è espresso comunemente anche con ‘essere sulla quarantina’, e così via sullo stesso pattern (sul modello del suffisso ‘-antina’).

Un posto molto lontano e fuori portata è ‘a casa del diavolo’ oppure, più volgarmente, ‘in culo ai lupi’. La stessa idea può essere espressa con il nome della città siciliana di Canicattì e dalle due espressioni regionali (confinate per lo più in Sicilia) ‘dove ha perso le scarpe il Signore’ e ‘dove ha perso la camicia Cristo’.

Fino a qui Wikipedia. Ora, io l’inglese non lo so scrivere un granché bene: altrimenti vi apporterei un paio di correzioni. Ad esempio, la parte sul suffisso “-anta” non chiarisce l’esistenza e il ruolo della parola “anta” ma si dilunga in un’espressione (”essere su” + età arrotondata a 10) che non è affatto un placeholder.

Ciò che il programma Personas, del MIT, trova in rete per caratterizzare il signor Mario Rossi...

Ciò che il programma Personas, del MIT, trova in rete per caratterizzare il signor Mario Rossi…

Tutto il resto della pagina che vi ho segnalato elenca formule linguistiche molto divertenti. A me piace molto Hans Mustermann, che è il Mario Rossi dei tedeschi, che di suo fa veramente poco: però appare ogni volta citato in pubblicità, riviste, programmi televisivi e altri canali di comunicazione. E ogni volta con una faccia diversa.
Cosa che ha fatto chiedere agli Einstürzende Neubauten, nella canzone “Was ist ist”, tra mille altre piccole cose utopiche e sgangherate, “galera per Hans Mustermann per contraffazione e truffa”. Giusto! In galera!

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